Home » Il Castello di Venere
La rocca sulla quale nel medioevo venne edificato il Castrum Montis Sancti Juliani, conosciuto tradizionalmente come “Castello di Venere”, fu frequentata dalle popolazioni locali sin dalla preistoria, come attesta il ritrovamento di molti oggetti in pietra, ceramica e bronzo rinvenuti nell’area.
A partire dall’età Arcaica (VII-VI a.C.), così come testimoniato dalle fonti storiche e soprattutto da alcune iscrizioni ritrovate ad Erice, il sito fu sede di un Santuario dedicato al culto di una importante divinità femminile della fecondità. La notorietà del Santuario, nel quale si praticava la prostituzione sacra, così come in altri coevi santuari sparsi lungo le principali rotte marittime del Mediterraneo, si accrebbe dopo la conquista della Sicilia da parte dei Romani (III a.C.) che identificarono la dea con Venere portando il suo culto anche a Roma dove furono dedicati due templi a Venere Ericina.
Dopo un lungo periodo di declino, durato dalla tarda antichità all’alto medioevo quando gran parte dei resti del santuario andarono perduti, nell’area venne edificata una piccola chiesa dedicata a Santa Maria della Neve, forse in concomitanza con la costruzione del castello da parte dei Normanni (XI-XII sec.). In età moderna l’area intorno al castello subì ulteriori manomissioni a partire dalla costruzione dell’attuale rampa di accesso (nel XVI sec.) che sostituì l’antico ponte levatoio, colmando il fossato che divideva la parte bassa fortificata (noto con il toponimo di castello del “Balio”) dal nucleo sulla rocca. Ulteriori interventi di restauro e manomissioni furono condotti dal conte Pepoli nel XIX secolo; infine, scavi archeologici eseguiti dalla Soprintendenza alle antichità nel 1930-31 e condotti dal Cultrera, modificarono ulteriormente gli spazi interni del monumento, con l’abbattimento di muri e l’apertura di saggi di scavo grazie ai quali è stato possibile individuare solo parzialmente le antiche strutture relative al recinto sacro del santuario.
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